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Ho scritto una sceneggiatura, e adesso? | #4 | Kit di sopravvivenza

In questi articoli affronto finalmente una domanda che si ripresenta ciclicamente alla fine dei corsi di sceneggiatura o dei percorsi di tutoring/ writing coach: “Ho scritto una sceneggiatura, e adesso?” A partire da questa domanda propongo delle riflessioni, che spero siano utili, per gli sceneggiatori e le sceneggiatrici che vorrebbero vedere concretizzati i loro lavori e che vorrebbero intraprendere una carriera nel mondo della sceneggiatura.

Negli articoli precedenti abbiamo appurato che l’Italia non è decisamente un paese per sceneggiatori. Il panorama che si trova dinnanzi chi vorrebbe fare della sceneggiatura il proprio mestiere è decisamente complesso e problematico. Ma… MA! Riconoscere un problema significa già intraprendere un cammino verso delle possibili soluzioni, giusto? Almeno questo è quello che sosteneva il mio terapeuta prima di abbandonare il mio caso…

Chi scrive storie horror lo sa! Nominare il mostro significa definirlo, confinarlo e trovare le sue fragilità. Ed è per questo motivo che ho scritto questa serie di articoli.
L’ho fatto principalmente per deprimervi un po’, certo, ma anche per fare chiarezza e proporre delle soluzioni.

Alcun* di voi forse si staranno chiedendo: “Che senso ha intraprendere il viaggio della sceneggiatura in un panorama così tortuoso, labirintico e ricco di controsensi?”

I motivi per intraprendere questo viaggio sono molti. La sceneggiatura è un’arte raffinata, emozionante ed esigente che vi metterà in contatto con persone esigenti e sensibili che vi aiuteranno a migliorare sempre e a sentirvi sempre in cammino.

Personalmente ho trovato, in questo settore, tanti professionisti e professioniste che mi hanno spronato, ispirato e affascinato, aiutandomi ad affrontare i miei limiti.

Il panorama non è esattamente come l’avevate sognato, d’accordo, ma che ci volete fare? Vi siete resi conto che Babbo Natale non esiste, ma questo non significa che ci sia nulla da celebrare o che fare regali faccia schifo o che le riunioni famigliari siano una tortura sadomasochista. Ok, a parte per l’ultima affermazione che è assolutamente vera e comprovata, il resto ci dovrebbe far capire che dissolvere un’illusione non significa smettere di sognare. Significa fare sogni più concreti.

E allora, non indugiamo, facciamo sogni più concreti.
Passo quindi a una serie di consigli pratici per sopravvivere e per emergere in questo mondo.

Ci tengo a precisare che soprattutto per questo articolo mi sono basato su informazioni condivise con esperti ed esperte del panorama cinematografico italiano (che lascio nell’anonimato, così sono più libero di mettermi nei guai da solo!).

1. Follow the money.

Comandano i bandi e i fondi? Benissimo. Bandi e fondi oltre alla dittatura della burocrazia e al trionfo dell’amministrazione lasciano delle informazioni preziosissime per sceneggiatori e sceneggiatrici, ovvero lasciano tracce. E le tracce sono fondamentali per il nostro mestiere. Come sceneggiatore che aspira a veder prodotte le proprie idee, sarei molto interessato ad andare a sbirciare quali sono le realtà che sono state finanziate da specifici fondi e sarei curioso di analizzare i lavori che sono stati prodotti. Secondo voi, cosa sto cercando? Sto cercando qualcuno che abbia un gusto e uno stile capace di ispirarmi e vicino alla mia sensibilità. Sto cercando quella casa di produzione che ha realizzato un progetto che si avvicina alle idee che vorrei sviluppare nella mia traiettoria artistica. E una volta individuata la metto subito sotto i miei riflettori e attendo un’opportunità per stabilire un contatto. (no, non gli invio la sceneggiatura!)

2. Sfidate il paradosso.

Se è visto come sconveniente inviare una propria sceneggiatura ad una casa di produzione, come posso farmi conoscere da una casa di produzione? Questo dilemma mi fa venire in mente il periodo in cui vivevo in Spagna dove per avere un contratto di lavoro, se eri straniero, avevi bisogno del NIE, una sorta di codice fiscale per i non spagnoli. Sapete qual era l’aspetto surreale? Che per ottenere il NIE dovevi prima avere un contratto di lavoro. A questo punto viene da pensare che per gli stranieri fosse impossibile trovare un lavoro (regolare). Qui vi sbagliate: alla fine, io e i miei colleghi avevamo tutti il NIE e un contratto di lavoro regolare. Come ci eravamo arrivati? Osservando da vicino il sistema.

Long story short: esistono delle finestre “ufficiali” attraverso le quali entrare in contatto con produzioni potenzialmente interessate alle vostre idee. Nei concorsi per sceneggiature di lungometraggi e cortometraggi spesso le giurie sono composte da persone del settore. Ci sono dei Festival un po’ in tutta Italia, nei quali esistono appuntamenti di matching e pitching durante i quali si può entrare in contatto diretto e ufficiale con chi si trova poi a gestire dei progetti cinematografici. Situazioni di questo tipo sono estremamente più efficaci di una email triste triste che forse nessuno leggerà…

3. Al rogo i bandi! W i bandi!

Ovvero non è tutto oro quello che luccica e non è tutta cacca quella che puzza. Esistono anche dei bandi per lo sviluppo delle proprie idee di sceneggiatura e sono molto interessanti come opportunità sia per farsi conoscere (da chi credete che sia composta la commissione che dovrà poi valutare le domande?) sia per finanziare i propri progetti. Uno di questi in particolare modo è promosso dal Ministero della Cultura, tell your friends.

4. Open your mind

Perché rimanere confinati nel proprio cortile? Se il mercato italiano risulta ristretto nessuno vi vieta di aprirvi ad altre nazioni e realtà per ampliare i propri orizzonti. Non mettete limiti dove non ci sono. Festival, concorsi, opportunità sono tutte attorno a voi. Non siate provinciali, ma cosmopoliti. Allenate il vostro inglese e volate fuori dal nido.

5. Dress for the job you want!

Altrimenti detto show don’t tell oppure carpe diem… insomma: non aspettare e lanciati. Se al di fuori dei massimi sistemi, doveste trovare qualche produzione indipendente capace di realizzare una vostra idea, seppur piccola, secondo me dovreste approfittarne. Perché la massima “parti dal piccolo per trovare il grande” non è solamente un consiglio molto utile quando si tratta si lavorare un’idea è anche un consiglio molto valido quando si tratta di fare capolino nel mondo delle produzioni.

Per svariati motivi, affidarsi a una piccola produzione indipendente, è un suggerimenti sensato per chi sta muovendo i primi passi:
a.) perché anche se è vero che il mercato funziona al contrario con i soldi che arrivano prima delle idee, è vero anche e soprattutto che una buona idea ha un valore infinito. Quando si riesce a rompere il tetto di cristallo dell’anonimato non grazie al money money money, ma con un’idea allora si cammina su una strada lastricata di *scegli un metallo a tuo piacere*;
b.) perché è vero che il mercato dell’audiovisivo ha una precisa struttura, ma è altrettanto vero che quella struttura è mobile, e si modifica ogniqualvolta l’economia e la tecnologia subiscono delle trasformazioni. Gran parte dei “giovani” (le virgolette sono obbligatorie) produttori / registi / sceneggiatori che attualmente (2024) vivono di questa professione erano degli smanettoni nerd che hanno saputo approfittare della rivoluzione tecnologica dei primi anni 2000. Se ho torto potete schiaffeggiarmi con le vostre Birkenstock puzzolenti.
c.) perché così capirete in fretta che questo è un lavoro collaborativo, comunitario e in certi casi d’élite, e in questo modo capirete anche molto presto come ci si muove, di chi ci si può fidare e riconoscerete a colpo d’occhio cialtroni e professionisti.
d.) così almeno avrete modo di testare le vostre idee e di condividerle con chi potrebbe essere vostro alleato nel vostro obiettivo.

5. Create dei ponti

Che palle i concorsi… eppure! I concorsi di sceneggiature per cortometraggi e lungometraggi sono per alcuni (anche per me) una sbatta, eppure possono essere utilissimi non solo per conferire autorità al proprio lavoro grazie a dei riconoscimenti, ma anche per allenarsi a presentare il proprio lavoro così come è richiesto dall’industria. Cioè volevo dire dalla piccola impresa artigiana. Cioè volevo dire dalla bottega del maestro rinascimentale. STRA-LOL!

6. E mandala sta cazzo di email!

È vero te l’ho sconsigliato in tutte le salse. Ti ho detto di non scrivere alle case di produzione per non venire cestinato e per non venire ignorato, ma sai che c’è, alla fine fai quello che ti va. Chiedere è lecito, rispondere è cortesia, giusto? Se si ha la sensazione che quelle persone sono quelle giuste, anche io un tentativo lo farei. Al massimo non riceverai una risposta. L’unica cosa, eviterei di inviare la sceneggiatura, quella non ha molto senso. Ricordatevi la metafora della cassettiera del primo articolo. Forse chiederei un appuntamento per conoscersi o chiederei quali sono le opportunità per entrare in contatto con loro… poi se son rose fioriranno.

7. Live and let die

E poi se alla fine qualcuno ti dovesse evitare per qualcosa che hai scritto, o detto o chiesto… sai che c’è, meglio così. Cortar por lo bueno, si dice in spagnolo. Quindi, se nei vostri tentativi di crearvi un cammino, qualcuno dovesse risentirsi o giudicarvi per qualcosa che avete detto o fatto o richiesto… non deprimetevi o mortificatevi e passate oltre. Tempo risparmiato, credetemi.

8. Sempre in ascolto

Stai al passo con le novità con i trend, con le evoluzioni tecnologiche. Questo è un settore caratterizzato da una grande contraddizione: è molto rigido (perché cerca di difendersi) è sempre alla ricerca della novità (perché lotta per sopravvivere). Ed è proprio nelle novità, nei cambiamenti, nei repentini cambi di direzione dettati dall’attualità o dalla fascinazione di ciò che accade in altri mercati, ecco in questi strappi tra tradizione e innovazione si creano sempre degli spazi. E lì voi potete insinuarvi, per creare il vostro cammino. Per questo, rimanete sensibili e sempre in ascolto dei cambiamenti. Questo sforzo vi verrà ripagato. E se non dovesse accadere potete schiaffeggiarmi con le vostre Birkenstock maleodoranti.

9. Come le pecore, come le api, come le rondini o le sardine

Ovvero fate gregge, sciame, stormo o banco… insomma fate gruppo. È un po’ complesso per una persona sola avere una visione di tutte le opportunità o dei tranelli disseminati lungo il cammino. Unitevi e parlate. Parlate di cosa non va e di cosa va. Parlate di chi vi ha imbrogliato e di chi vi ha aiutato. Di chi vi ha ignorato e di chi vi ha aperto porte. Parlate, condividete, avete tutto da guadagnare.

“Ok, adesso vedo un po’ la luce.”
“Che ti avevo detto?”
“Bhé, grazie mille e alla prossima!”
“Aspetta manca ancora una cosa.”
“Cioè?”
“Manca il dolce!!”

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