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Malkovich Malkovich | Una lezione da Malkovich Malkovich Malkovich

Una semplice lezione di scrittura a partire da una iconica scena tratta da “Essere John Malkovich” (1999).

Nel 1999 Spike Jonze dirige “Essere John Malkovich” scritto da Charlie Kaufman, un film che esprime a vari livelli (scrittura, regia, fotografia, interpretazione, …) l’enorme potenziale espressivo e creativo che può avere un’opera cinematografica.

Ripassiamo la trama: un burattinaio dal grande talento, ma dallo scarso riconoscimento sociale, Craig Schwartz (John Cusack) per sbarcare il lunario trova un impiego come archivista in un’azienda che si trova al 7º piano e 1/2 di un grattacielo di New York. Un giorno Craig trova all’interno dell’ufficio una porta che conduce direttamente all’interno della coscienza di John Malkovich (nel film interpretato da sé stesso).

Entrando ed uscendo dalla coscienza di Malkovich, Craig scopre come applicare le sue abilità di burattinaio sulla coscienza del famoso attore… vabbé solo a riscrivere la trama sono pervaso dall’ammirazione e dall’invidia per questa MERAVIGLIOSA premessa drammatica.

Ma non siamo qui per parlare della trama, bensì per andare a sbirciare che cosa accade a pagina 63 della sceneggiatura originale (la puoi trovare a questo link), perché possiamo scoprire una sorprendente lezione su come orchestrare una scena e un dialogo, grazie alla fantasia dello sceneggiatore Charlie Kaufman.

Essere John Malkovich

John Malkovich ha appena scoperto che esiste un passaggio segreto che conduce direttamente nella sua coscienza, e spinto dalla curiosità vuole entrare e vedere che cosa accede.

Quindi Malkovich sta per entrare nella mente di Malkovich per verificare che cosa significa Essere John Malkovich.

Una volta entrato per l’angusto tunnel che conduce alla sua coscienza Malkovich si ritrova in un mondo dove tutti sono Malkovich e dove l’unica parola esistente è: “Malkovich”.

All’interno del lussuoso ristorante in cui si trova una elegante signora, col volto di Malkovic, che ordina con fare sensuale un “Malkovich, Malkovich.” ad un cameriere, anch’egli con le sembianze di Malkovich, che chiede alla donna se desidera anche un “Malkovich?”.

Il tutto accade sotto gli occhi terrorizzati del vero John Malkovich che spaventato dalla situazione grida: “Malkovich!!!!”.

Una scena FANTASTICA che ci ricorda alcuni degli elementi fondamentali per la costruzione di una buona scena e di un dialogo che funziona… perché nonostante l’unica parola utilizzata è “Malkovich”, il tutto risulta chiaro, verosimile e avvincente.

Quali sono questi elementi fondamentali presenti nella scena? Ne metto in luce alcuni:

  • la situazione è delineata in modo preciso: l’angoscia che vive il protagonista è molto chiara per lo spettatore, in ogni momento sono chiare le forze in gioco;
  • i personaggi compiono azioni concrete: andate a vedere i verbi presenti nella scena, sono tutti verbi che portano i personaggi ad agire e a reagire (ordinano, chiedono, seducono, gridano, …);
  • l’atmosfera è concretamente delineata: la situazione surreale di essere immersi in un mondo in cui tutti hanno il volto di John Malkovich pone il protagonista e lo spettatore in un’ambientazione dove l’atmosfera surreale è precisamente delineata;
  • le parole all’interno del dialogo sono ricche di sottotesto: le battute dei personaggi ripetono sempre la stessa parola “Malkovich”, ma per noi spettatori quelle parole significano sempre qualcosa di diverso, e siamo NOI spettatori ad interpretare di volta in volta il senso delle battute dandoci un ruolo attivo all’interno della scena.

Concludo questo articolo con un semplice trucchetto di scrittura (una lezione… anche se il termine è un po’ altisonante) che condivido con voi che avete avuto la pazienza di leggere fino in fondo queste riflessioni e che ho appreso da questa stupenda scena:

  • quando avete dei dubbi su una scena o su un dialogo che state scrivendo, provate a sostituire le battute dei personaggi con la parola “Malkovich”… se il senso della scena regge comunque, allora significa che avete fatto un ottimo lavoro, perché significa che situazione / atmosfera / azioni / sottotesto sono stati ben architettati!

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