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Com’è fatta una sceneggiatura? Mi fai un esempio?

In questo articolo cerco di rispondere ai dubbi che assillano chi inizia a relazionarsi con il mondo della sceneggiatura. “Com’è fatta una sceneggiatura?”, “Mi puoi fare qualche esempio?”, “E se poi faccio un disastro?” e altre domande di questo genere piene di panico!

A fine articolo propongo uno spunto di riflessione a partire da una sceneggiatura esemplare, ovvero dal film (500) Days of Summer.

Un passo alla volta, però. Che cos’è una sceneggiatura?

Una sceneggiatura è un testo che unisce elementi tecnici ed elementi letterari, creatività e precisione. È una creazione che NON rappresenta un’opera finita, bensì è uno strumento che SERVE a mettere in moto una serie di professionalità (regia, scenografia, costumi, …) in vista di un prodotto finale (il film, il cortometraggio, …).

Quindi alle domande: “Com’è fatta una sceneggiatura?”, “Mi fai un esempio?”, potrei controbattere così: che cosa penseresti di una persona che entrando in una ferramenta chiedesse: “Come è fatto un attrezzo?”, “Come si usa?”. Probabilmente il tuo pensiero sarebbe: “Che lavoro deve svolgere questa persona? Se almeno ci dicesse che lavoro deve svolgere potremmo capire di che strumento ha bisogno”.

Mi segui? Se la sceneggiatura è un mezzo per raggiungere un fine, prima di comprendere la sua forma bisogna chiedersi qual è il fine che vuole raggiungere. Pura logica.

Come si scrive una sceneggiatura? La risposta universale è: dipende!

Una sceneggiatura può essere scritta su un tovagliolo, su un foglio di calcolo, può essere sgrammaticata o composta solo da disegni e indicazioni di movimento. Sì, una sceneggiatura può essere fatta in tutti questi modi, perché il suo obiettivo è essere utile, l’importante è che funzioni, non che abbia una determinata forma estetica.

Ritornando alla ferramenta: il miglior strumento è quello più efficace per il lavoro che devi svolgere, non quello esteticamente più accattivante o quello più venduto.

Detto questo se nel tuo progetto di produzione video sono presenti diverse ambientazioni, se ci sono personaggi, azioni, dialoghi e se tutti questi elementi necessitano di pianificazione (allestire i set, ad esempio), preparazione (le prove con gli attori) e controllo (quanto ci costerà questo film?) allora hai probabilmente bisogno di scrivere la tua sceneggiatura secondo delle regole precise, delle regole che sono state definite dall’industria cinematografica.

Piccola digressione: se avrai modo di visitare il museo del Cinema di Torino potrai apprezzare una serie di sceneggiature italiane e straniere del Novecento tutte caratterizzate da diversi formati che evolvono decennio dopo decennio fino ad arrivare agli standard di oggi.

All’interno di una sceneggiatura convenzionale troverai i seguenti elementi, pochi, ma fondamentali:
– intestazioni di scena dove definirai l’ambientazione (questa è una delle parti più tecniche del testo, se vuoi approfondire l’argomento ti consiglio questo articolo sulla suddivisione delle scene)
– didascalie generali che ti permetteranno di descrivere le azioni, le immagini e i suoni che caratterizzano le scene (non tutto è concesso all’interno delle didascalie, se vuoi approfondire leggi questo articolo su come presentare i personaggi in sceneggiatura)
– battute di personaggi che comporranno monologhi e dialoghi (ma con parsimonia, scrivere una sceneggiatura non corrisponde a scrivere dialoghi, ti consiglio questo articolo su testo e sottotesto)
– didascalie tra parentesi all’interno della battute che ti permetteranno di chiarire il tono di alcune affermazioni dei personaggi (queste didascalie vanno usate con il contagocce, per me sono come il veleno)
– numeri di pagina per poterti orientare all’interno del testo (guai a dimenticarli)

Basta, non hi bisogno di nient’altro.

Ogni elemento della sceneggiatura oltretutto deve essere impaginato in una modo specifico per permettere ai lettori (bella domanda da porsi: chi legge una sceneggiatura?) di distinguere scene, descrizioni, personaggi e dialoghi.

A questo punto potresti chiederti: “Come faccio a sapere come impaginare la mia sceneggiatura?”. La risposta è semplice: tu, non devi fare nulla, devi semplicemente utilizzare dei programmi di scrittura specifici, già preipostati. In rete ce ne sono a decine, belli e brutti, gratuiti e a pagamento. Fidati, fanno tutto loro, tu devi solo pensare a scrivere.

“Ma volendo potrei impaginare io il testo a partire da un programma di scrittura qualsiasi? Tipo word od openoffice?”. Risposta: certo. Potresti anche organizzare una grigliata e accendere il fuoco con legnetti secchi e pagliericcio come i sapiens sapiens. Puoi farlo, il risultato sarà sicuramente folkloristico, dispendioso e anacronistico. Se hai tempo da perdere per ottenere un risultato comunque mediocre, fai pure. Non ti sto provocando, ti dico le cose come stanno. Non sono ironico. Se fossi ironico ti direi: ma sei un genio, perché nessuno ci ha pensato prima?

Ritorniamo al discorso principale, l’esempio di sceneggiatura.

Quindi dai miei ragionamenti puoi intuire come non hai bisogno in realtà di un “esempio di sceneggiatura” ma hai bisogno di avere le idee chiare sul tipo di progetto che stai realizzando. Poi, se il progetto che stai affrontando ha necessità di essere ideato sotto forma di sceneggiatura, affidati ad un programma di scrittura dedicato e, regola d’oro, per imparare questa forma di scrittura leggi tante sceneggiature. Sono più utili dei manuali. Tipo il 120% più utili.

Fidati! Apprezzerai come tutte le sceneggiature (dei film tradizionali) seguono uno standard preciso, ma come tutte allo stesso tempo presentano delle piccole variazioni per adattarsi A COSA SERVE all’interno dello specifico progetto di film.

Non esistono quindi esempi di sceneggiatura, ma esistono sceneggiature esemplari. Boom! (bella questa frase, sono davvero ispirtato!)
Vuoi un esempio? Si? Certo, che sei esigente…

Qualche giorno fa ho rivisto (500) Days of Summer una commedia romantica del 2009 diretta da Marc Webb con Zooey Deschanel (Summer) e Joseph Gordon-Levitt (Tom).

Il film parla del cieco innamoramento Tom per la cinica collega Summer e del loro rovinoso rapporto (ne approfitto per segnalare una interessantissima interpretazione di questa commedia da parte degli specialisti di Studio Binder / The Take).

La trama si svolge su un asse temporale composto con continui salti avanti e indietro nel tempo all’interno dei 500 giorni che hanno caratterizzato la NON storia d’amore tra i due protagonisti.

Andando a leggere la sceneggiatura ci si rende subito conto che accanto agli elementi ortodossi di uno script (tutti perfettamente impaginati e ordinati) ci sono degli elementi grafici che difficilmente troveremmo in altre sceneggiature, che la rendono unica.

Infatti al posto dei convenzionali FLASHBACK e FLASH-FORWARD gli sceneggiatori hanno preferito indicare il numero del giorno (da 1 a 500) in cui è ambientata ciascuna scena. Questo elemento è del tutto inusuale, MA non viene percepito come un errore perché è coerente con il progetto ed è funzionale.

Se sei curioso dai un’occhiata alla sceneggiatura a questo link, male di sicuro non ti fa 😉

Come vedi ritorno sempre lì: in sceneggiatura devi essere capace di seguire la tradizione e allo stesso tempo di chiederti quali strumenti sono per te necessari per sviluppare il tuo progetto.

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