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Realtà e Fantasia in Tarantino | C’era una volta a… Hollywood

In questo articolo rifletto sui concetti di realtà e fantasia in Quentin Tarantino a partire da C’era una volta a… Hollywood (2019).

Qualche notte fa, non riuscendo a dormire a causa della calura estrema di questa estate, sono entrato in piscina, mi sono sdraiato sulla mia poltrona gonfiabile, e grazie alla leggera brezza che soffiava ho visto C’era una volta a… Hollywood.

In realtà avevo già visto il film qualche anno fa, così l’ho guardato con un’attitudine riflessiva, complice il beverone ghiacciato e alcolico che sorseggiavo tra una sequenza e l’altra.

Riuscite a visualizzare la scena?

Ottimo. In quel contesto idilliaco le mie riflessioni si sono particolarmente soffermate sul modo in cui Tarantino ricostruisce, rilegge e rielabora la realtà.

C’era una volta a… Hollywood assieme a Django Unchained (2012) e Inglourious Basterds (2009) compongono la così detta trilogia del revisionismo storico, una serie di film che partendo da fatti reali, appartenenti all’immaginario collettivo, rielabora gli eventi creando una Storia Alternativa dove i carnefici della Storia Ufficiale vengono sconfitti e umiliati.

C’era una volta a… Hollywood ad esempio ricostruisce e riscrive la l’eccidio di Cielo Drive a Los Angeles del 1969 quando i seguaci della Mason Family massacrarono l’attrice Sharon Tate e tre suoi ospiti. Un evento che si è fissato nell’immaginario collettivo per la brutalità e assurdità della carneficina. Dovete sapere che Sharon Tate era incinta, avrebbe dovuto partorire due settimane dopo…

Il film e la sceneggiatura sono composti da una serie di elementi concreti e verificati (persone, luoghi, date, orari, …) alternati da altrettanti elementi di fantasia. Lo stesso accade in Inglourious Basterds in cui la seconda guerra mondiale viene ricostruita da una parte con riferimenti storici precisi dall’altra con elementi di pura invenzione, o in Django Unchained dove il dramma della schiavitù nell’America pre Guerra Civile viene riscritto creando dei nuovi sentieri che portano all’emancipazione degli schiavi.

Trovo questa tecnica mista, di semi-realismo (potrei chiamarla così?), estremamente interessante e stimolante dal punto di vista della scrittura per 2 motivi principali:

  1. la realtà aiuta la scrittura, ovvero quando si parte da dei fatti verificati e concreti, correlati da fonti certe, il lavoro creativo diviene molto più semplice. La realtà documentata permette di avere a disposizione di chi crea ambientazioni, personaggi, situazioni, dialoghi, … che sono già utilizzabili e valutabili. Sappiamo già che quel personaggio, in quel preciso istante compie quella determinata azione. A noi spetta solo capire come tradurlo in descrizioni e azioni. Partire dalla realtà delle fonti permette al progetto di scrittura di essere già concreto e di liberare la fantasia in sceneggiatura.
  2. Nel cinema, come in teatro o nella narrativa non esiste la Verità, la Storia o un punto di vista Oggettivo. Il Realismo è una pura illusione. Anche nei progetti più documentaristici o documentati, anche se i fotogrammi iniziali ci avvisano che il tutto è “basato su una storia vera”, si tratta SEMPRE di una rielaborazione, di una prospettiva sulla realtà e di una rappresentazione artistica di ciò che pensiamo (al giorno d’oggi) sia la Storia o la Verità o l’essere Oggettivi. Riflettiamo: durante il Romanticismo essere oggettivi significava cogliere il sentimento della realtà…

Nella trilogia del revisionismo storico Tarantino porta agli estremi realismo e fantasia: tutto è reale, ma allo stesso tempo tutto è fantasia. Trovo che questo sia un esercizio creativo estremamente liberatorio e sano che mette in evidenza come in realtà noi (come persone e come artist*) stiamo costantemente ri-scrivendo e ri-creando la realtà.

Attenzione non sto dicendo che la realtà non esiste o che tutto è vero e falso allo stesso tempo. Sto dicendo che quando guardiamo Django o Inglourious o C’era una volta a…, stiamo guardando un film di Tarantino, e sappiamo che lui sa cosa sappiamo, che lui sa cosa ci aspettiamo da lui e quali eventi storici le nostre menti anticipano… e a quel punto è facile giocare con noi, con i nostri sentimenti e con le nostre convinzioni portandoci in luoghi inaspettati.

Dopotutto per questo entriamo in piscina in piena notte, per questo ci sdraiamo sulle nostre poltrone gonfiabili sorseggiando un beverone e ci perdiamo nella visione di un film… per immergerci in una realtà che non esiste, ma che comunque ha degli effetti reali su di noi.

In conclusione ci tenevo a mostrarvi come vengono tecnicamente riportati in sceneggiatura da Tarantino i sottotitoli che solitamente vengono utilizzati per delineare il contesto storico, fornendo delle indicazioni precise sul contesto in cui si svolgeranno le azioni.

In questo caso, Inglourious Basterds (è l’unica sceneggiatura della trilogia che ho trovato), vedete come il sottotitolo viene “annunciato” da una didascalia generica e poi riportato con un dialogo.

Non è questo l’unico modo per indicare titoli, cartelli e sottotitoli ma è la soluzione che Tarantino ha utilizzato. Puoi approfondire l’argomento titoli / sottotitoli / etc. su questo blog in lingua inglese.

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