FilmSceneggiaturaUncategorized

Ricomincio da capo | il valore della ripetizione

In questo articolo rifletto sul valore della ripetizione in sceneggiatura a partire dal film Ricomincio da capo (1993) di Harold Ramis.

Ed è di nuovo il 2 febbraio. E per l’ennesima volta interroghiamo la marmotta Phil per sapere se ha visto la sua ombra oppure no, se l’inverno sarà breve oppure dovremo vivere questo giorno d’inverno infinite volte.

Buongiorno mi chiamo Alessandro e sono un fan incondizionato di “Ricomincio da capo”, di Bill Murray e di Harold Ramis. Negli anni ho sviluppato una dipendenza nei confronti di questo film e nonostante l’abbia visto centinaia di volte non riesco a sentire la benché minima assuefazione.

“Ricomincio da capo” è un film del 1993 che narra la storia di Phil Connors, un cinico giornalista televisivo (si occupa del meteo) che per un incomprensibile gioco del destino si ritrova a vivere sempre lo stesso giorno. Phil, si sveglia, ed ogni mattina è il 2 febbraio, il giorno della marmotta.

Ricomincio da capo è un film formidabile per riflettere sul ruolo della ripetizione all’interno di una sceneggiatura. Nell’opera vengono riproposte sempre le medesime scene più e più volte causando delle reazioni divertenti, commoventi, surreali nello spettatore. Viene quindi da chiedersi che ruolo ha la ripetizione all’interno di un’opera drammatica?

Provo a rispondere, ma voglio prima premettere che, la mia risposta sicuramente non sarà esaustiva, quindi ogni 2 febbraio, ogni giorno della marmotta, proverò ad aggiungere dei dettagli su questo argomento. Vi sembra ragionevole?

Per ora mi esprimo su 5 aspetti:

1. La ripetizione da ritmo: pensate alla poesia, pensate ad un dialogo, pensate a queste frasi che sto scrivendo in cui la parola “pensate” si ripete con regolarità dando una cadenza, un ritmo, un’assonanza a tutto questo paragrafo. Lo sentite? Ripetere significa creare un’accelerazione e una musicalità, quando viene usata all’interno di un monologo o di un dialogo o di una frase, ma succede la stessa cosa per la ripetizione di scene?

2. La ripetizione da ritmo: pensate alla poesia… ci sei cascato? Hai capito cosa è successo? Ho ripetuto una seconda volta un concetto che avevo espresso in precedenza e tu l’hai percepito come qualcosa di straniante, come un errore, come qualcosa di surreale. Questo succede quando in sceneggiatura 2 scene sono uguali (si ripetono nella forma e nel contenuto) o 2 personaggio sono identici o svolgono la stessa funzione. Questi casi vengono percepiti come un errore o come un’esperienza surreale. Avete presente quando in Fight Club, Cornelius scopre che nelle sedute di terapia di gruppo c’è un personaggio, Marla, che è identico a lui? Vi ricordate cosa succede quando Cornelius scopre che Marla esattamente come lui frequenta degli incontri di terapia di gruppo semplicemente per distrarsi dalla monotonia della sua vita? In quel momento sia Cornelius che il pubblico percepiscono che si tratta di una situazione surreale, perché 2 personaggi svolgono la stessa funzione e quindi ne deve rimanere 1 solo.

3. La ripetizione da ritmo: o lo toglie. È la terza volta che ripeto questo scherzo. Metto sempre lo stesso titolo a questi paragrafati numerati, ma che senso ha se c’è sempre scritta la stessa cosa? Ormai tutto diventa prevedibile, giusto? Bene, hai scoperto un nuovo significato della ripetizione. Quando la ripetizione diviene ripetitiva, ovvero prevedibile e monotona, viene percepita sia come un errore che come un rallentamento all’intendo della storia. Prova a scrivere 2 scene in cui il protagonista ha lo stesso obiettivo (o simile) e lo stesso conflitto e vedrai il tuo pubblico assopirsi sulle poltroncine. Provaci dai. Non vedo l’ora di addormentarmi in sala 😀

4. Al perizitione ad mirto: tutte le scene di “Ricomincio da capo” sono uguali EPPURE nessuna scena è uguale all’altra perché ognuna di queste scene ha un valore diverso per il protagonista e predispone in modo diverso gli elementi al suo interno. Osservate: al primo giro di giostra il protagonista prova noia, al secondo sgomento, al terzo terrore, al quarto senso di onnipotenza, al quinto un profondo nichilismo, … ripeti quante volte vuoi la tua melodia, ma come in un’opera barocca porta continue variazioni al tuo “patron”. Quindi ogni ripetizione dovrebbe essere portatrice di variazioni di significato (almeno che tu non voglia comunicare un senso di surreale, errore o rallentamento).

5. L4 r1p3t1z10n3 d4 r1tm0: hai letto “Girotondo” di Schnitzler? Hai letto “Esercizi di stile” di Queneau? Ti sei mai soffermato ad osservare il fuoco di un falò? O le onde del mare? Saresti rimasto li per ore, come ipnotizzato, vero? Questo senso ipnotico può essere applicato in scrittura. Puoi far concentrare il tuo pubblico su un aspetto minimo, su un evento molto ristretto o su un tema specifico, e se sei capace di creare variazioni e contrappunto puoi andare avanti all’infinito come in un gioco ipnotico. Variazione e contrappunto, queste sono due parole chiave.

Vi viene in mente qualcos’altro? Scrivetemi così integro questo articolo per i prossimi 2 di febbraio <3

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post